Venerdì, 17 Dicembre 2004 01:00

La Pira, Che Guevara, Allende, Castro

Scritto da  redattore

Arnaldo Nesti intervista Corrado Corghi.
Rispondendo a due domande, Corghi ci ha parlato dei suoi rapporti con la DC, della sua posizione di critica all’allineamento sulle posizioni statunitensi, della sua esperienza con Giorgio La Pira.
E poi di Che Guevara, Allende e Fidel Castro.
Per finire con qualche battuta sulle “stravaganze” che su di lui si leggono nell’ultimo libro di Bruno Vespa.

Corghi su La Pira

Nesti: In questi mesi viene rivolta molta attenzione all’azione e all’opera di Giorgio La Pira. In che modo le viene spontaneo ricordarlo, in alcuni dei suoi particolari incontri, a Firenze e non?

Corghi: Effettivamente ho molti ricordi, mi potrei riferire ai colloqui con lui avuti fra gli anni ‘60 e ‘70 dopo gli incontri avuti con associazioni di credenti a Varsavia, a Berlino est, Praga. Però, nonostante il passare degli anni, rivado al lungo colloquio con il professore negli ultimi giorni del febbraio 1968, nell’allora sede di Cultura a Firenze.
In tale occasione stesi, alla sua presenza, la lunga lettera al segretario politico della DC On. Rumor in cui rassegnavo mie dimissioni dal partito democristiano, quindi da Segretario Regionale nell’Emilia Romagna e da Consigliere Nazionale. In essa sottolineavo la mia critica alla politica di allineamento acritico verso gli Usa (vd. la guerra del Vietnam) e alla frontale contrapposizione nella guerra fredda senza l’avvio di un’analisi delle diversificazioni e delle crisi del mondo comunista. La Pira si guardò bene dal dissuadermi; rimase tutto il tempo con me e mi fu grato per l’anticipo dell’informazione.
Tengo altresì a sottolineare un’altra circostanza. Nel 1972 mi sono trovato con La Pira in un viaggio a Santiago del Cile su invito del presidente Allende per l’Operacion Verdad.
Viaggiammo insieme, fra gli altri, a p. David Turoldo, a Luigi Nono, al musicista greco Teodorakis. L’iniziativa cilena nasceva dal tentativo di riequilibrare nell’informazione internazionale i giudizi sulla politica del nuovo governo di Allende e facilitare i rapporti del governo di Allende con la DC internazionale. La Pira s’impegnò molto a sollecitare un’intesa fra gli esponenti della DC progressista cilena e il Presidente.
Conclusi i suoi contatti, dopo tre giorni La Pira volle ripartire per Firenze. Ho vivo il ricordo della sua estrema generosità con i poveri che incontrava per le strade della capitale cilena. L’accompagnammo all’aereoporto, Marcella Glisenti ed io, e dovemmo inventarci un marchingegno per non lasciarlo solo fino alla scaletta dell’aereo perché non rimanesse privo di un minimo di denaro per il lungo viaggio di ritorno.


Corghi e le BR

Nesti: Dopo l’abbandono della DC dove a lungo ha svolto importanti mansioni a livello nazionale ed internazionale, si è dedicato ad un’intensa attività di relazioni con il mondo latino americano. Ne fanno fede le attività per la liberazione dell’intellettuale francese R. Debray, le iniziative svolte in Cile negli anni ‘70 di cui riferiscono le pagine “Viva il Cile” pubblicato da Feltrinelli (1974). Io stesso la ricordo in Perù, anni dopo, per un congresso mondiale sulla medicina popolare. Negli stessi anni il suo nome è legato ai nuovi movimenti emersi nella società italiana.
In questi giorni, fa il suo nome il giornalista Vespa in un suo libro sulla storia d’Italia dalla caduta del fascismo ad oggi, a proposito di un suo rapporto con le brigate rosse negli anni settanta. (Mi riferisco al libro “Storia d’Italia da Mussolini a Berlusconi”, pp. 163, 182). Vespa la cita ed esprime un giudizio. Come lo giudica?

Corghi: L’autore del volume in oggetto, fa fondamentalmente riferimento, acriticamente, ad un discutibile libro di Franceschini e Fasanella “Che cosa sono le BR”, in cui si cita varie volte il mio nome (e si continua a farlo circolare in un sito del tipo Dagospia) a proposito (vd. Il Caso Sossi) e a sproposito (vd. mia presenza nella Gladio bianca e la mia ispirazione alla lotta armata dopo la morte di Feltrinelli). Che devo continuare a dire?
A questo volume ho già risposto in un mio memoriale a Reggio Emilia. Mi si consentano, in questa sede “di ricordi lapiriani”, comunque, alcune osservazioni.
In primo luogo tengo a precisare che nei miei molti viaggi e nei molteplici incontri, non ha fondamento l’attribuzione fattami di aver compiuto viaggi e missioni a responsabilità della chiesa o di partiti politici.
In secondo luogo l’autore mi fa apparire amico di Che Guevara e di Fidel Castro. E’ vero che giunsi in Bolivia per la liberazione di Debray nel momento in cui Che Guevara veniva assassinato, ed è vero che accettai di far parte di una delegazione italiana per una visita a Cuba quando ero ancora consigliere nazionale della DC con il placet del segretario del partito. Ma è anche vero che io non ho mai conosciuto, personalmente, né Che Guevara né Fidel Castro.
In terzo luogo Vespa sempre citando l’ex brigatista Franceschini (con cui io non ho avuto alcun contatto dal 1974) mi attribuisce di essere stato “sostenitore dell’idea della lotta armata, se fosse stata “leggibile” dalla gente come atto di giustizia”. Mi permetto di evocare la mia lunga esperienza di cristiano e di democratico, lapirianamente ispirata, per ritenermi immune da qualunque idea che giustifichi la violenza, facendo leva sulla forza del dialogo, ad ogni costo, anche con quanti non condividono le mie convinzioni.
Mi sia consentito, infine, di suggerire all’autore una maggiore attenzione nel leggere la storia dei cattolici italiani per non cadere in approssimazioni e affermazioni, per cui, fra l’altro mi si attribuisce la qualifica di fondatore dell’azione cattolica e pertanto dovrei avere un’età pari, almeno, a 135 anni.

(Intervista a cura di Arnaldo Nesti)






(Foto di repertorio - dal n. 34 del bollettino di informazione ASFeR News) 29 Dicembre 1963 - Corrado Corghi, allora segretario regionale della Democrazia Cristiana per l'Emilia-Romagna, presiede una manifestazione che celebra il ventesimo anniversario della morte dei sette fratelli Cervi. Nella foto, Corghi stringe la mano ad Alcide, padre dei sette fratelli.


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